I collocamenti extrafamiliari in Ticino dal 1900 al 1981: Le risonanze sull’identità professionale dell’assistente sociale odierno. Revisione della letteratura.

Pizzocri, Giuditta Sara (2020) I collocamenti extrafamiliari in Ticino dal 1900 al 1981: Le risonanze sull’identità professionale dell’assistente sociale odierno. Revisione della letteratura. Bachelor thesis, Scuola universitaria professionale della Svizzera italiana.

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Abstract

La riflessività in una professione legata alle relazioni, come quella dell’assistente sociale, diventa una competenza fondamentale in quanto consente al professionista di sviluppare il pensiero critico, utile ad affrontare ogni situazione-problema che egli incontra. Tale strumento fornisce la capacità di chinarsi sulle situazioni, cogliendone l’unicità e gli aspetti specifici. Infatti, lavorando con le persone, individui unici ed irripetibili, al di là di strumenti di indagine e competenze professionali acquisite durante formazione ed esperienza, la metodologia applicata nell’affrontare una situazione non può essere standardizzata, ma deve necessariamente produrre una risposta individualizzata e coerente con la persona-soggetto, al centro del progetto. Una concezione di questo tipo, che oggi può sembrare scontata, è in realtà il frutto di un’evoluzione storico-sociale difficile e controversa di tutto l’Occidente, che ha coinvolto numerose figure e istituzioni, a partire dalla nascita del ruolo professionale dell’assistente sociale fino a ciò che è diventato oggi all’interno della società. Infatti, è insito nella natura stessa degli uomini e delle culture un processo di evoluzione che, in un senso di crescita metaforica, porta alla modifica della conformazione della società tutta. Questo cambiamento non è casuale, bensì ogni cosa dell’universo ha una sua physis, ovvero un processo di crescita, che si esprime in ruoli, istituzioni, politiche, pratiche e modi di vita (Belardinelli, 2017). A seguito di questa concezione, il presente lavoro si focalizza sul fenomeno delle misure coercitive a scopo assistenziale, pratiche coattive che si sono perpetrate nella società svizzera e ticinese per tutto il Novecento nei confronti di minori e adulti. Tali pratiche prevedevano il collocamento di minori e adulti su base amministrativa, sulla spinta di una rigida mentalità influenzata da concezioni dogmatiche. L’assetto politico e sociale ed i valori borghesi tipici dell’epoca hanno fatto sì che tali eventi si verificassero senza particolari reazioni. Solo dalla metà del secolo, con l’avvento dello Stato Sociale, anche una mentalità così radicata nelle persone ha iniziato a modificarsi, e con essa le sfide sociali con le quali ci si confrontava. A partire dalla revisione bibliografica di tali eventi, sviluppata in ambito legislativo, politico, educativo e sociale, si propone un’analisi della figura dell’assistente sociale, ruolo professionale che in Svizzera, all’epoca, ancora non esisteva. Questo lavoro pone l’accento su quanto eventi della storia recente di un Paese emancipato come la Svizzera debbano necessariamente essere noti a più persone possibile, soprattutto a coloro che operano nel campo delle relazioni e dei minori. Solo a partire dalla consapevolezza del proprio passato è possibile rilanciare in positivo anche eventi così drammatici.

Item Type: Thesis (Bachelor)
Corso: UNSPECIFIED
Additional Information: Opzione: Assistente sociale
Uncontrolled Keywords: misure coercitive a scopo assistenziale, minori, abusi, leggi, collocamento, storia, identità professionale, riflessione
Subjects: Scienze sociali
Divisions: Dipartimento economia aziendale, sanità e sociale > Bachelor in Lavoro sociale
URI: http://tesi.supsi.ch/id/eprint/3359

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