L’autolesionismo nei pazienti affetti da disturbo di personalità di tipo borderline: risorsa o pericolo?

Jeftic, Kristina (2015) L’autolesionismo nei pazienti affetti da disturbo di personalità di tipo borderline: risorsa o pericolo? Bachelor thesis, Scuola universitaria professionale della Svizzera italiana.

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L’autolesionismo nei pazienti affetti da disturbo di personalità di tipo Borderline risorsa o pericolo-KJ.pdf - Published Version
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Abstract

1. ABSTRACT Background L’autolesionismo è una problematica molto presente nella popolazione generale adulta e soprattutto negli adolescenti, infatti, nei paesi occidentali, tra il 5-9% degli adolescenti ha compiuto autolesionismo. L’incidenza di questo problema, è ancora più frequente nei soggetti con disturbo di personalità di tipo Borderline. Quest’ultimo coinvolge circa il 2% della popolazione e il 75% di questi pazienti presentano anche autolesionismo. Nonostante sia un problema frequente, se ne parla poco e spesso non si è a conoscenza del vero significato che questo comportamento può avere per il soggetto che lo compie. Di conseguenza, anche le cure sanitarie che vengono fornite a questi pazienti, non sempre risultano essere efficaci. Risulta infatti, che solo il 23% dei pazienti è soddisfatto delle cure ricevute (O’Donovan e Gijbels, 2006). Questo è dovuto alla scarsa formazione del personale riguardo a questo tema, ma anche all’approccio di cura rigido e punitivo che viene utilizzato. La soluzione a questa situazione, potrebbe essere un cambiamento nel metodo di cura. Scopo Indagare sull’introduzione di un nuovo approccio di cura, diverso da quello centrato sulla prevenzione, che sia basato sulla riduzione del danno e quindi, sulla possibilità di compiere autolesionismo in modo sicuro. Metodo La domanda di ricerca è: “Nei pazienti adulti borderline con sintomo di autolesionismo è più efficace, per quanto riguarda il controllo del sintomo, il vietarne la pratica utilizzando un approccio preventivo oppure consentirla in maniera controllata tramite un metodo di cura basato sulla riduzione del danno?”. Per rispondere a questo quesito, il metodo utilizzato è quello della revisione sistematica della letteratura. Gli articoli sono stati ricercati in diverse banche dati e tramite l’utilizzo di svariate parole chiavi. Gli studi considerati, sono stati pubblicati dopo il 2008 e sono stati svolti nel Regno Unito. Risultati Sono stati utilizzati cinque articoli e tutti si sono mostrati favorevoli all’introduzione di un nuovo approccio di cura che sia più permissivo e che permetta al paziente di compiere autolesionismo. L’approccio in questione è quello basato sulla riduzione del danno. Conclusioni Le funzioni che l’autolesionismo può avere per il paziente sono quelle di esprimere le emozioni intense e di sfogarsi riducendo così la sofferenza psicologica; di sentirsi sicuro e padrone del proprio corpo; di auto-punirsi per pensieri e azioni negative nei confronti degli altri; di prevenire il suicidio evitando un accumulo di emozioni negative; di mostrare la propria sofferenza e di poter così mandare una richiesta d’aiuto; di generare un senso di eccitazione e benessere ed infine di gestire lo stress spesso causato dalla vita sociale e di poter così mantenere intatte le relazioni sociali e lavorative. Queste funzioni positive dovrebbero venire considerate nella cura al paziente, quindi l’obiettivo dei curanti dovrebbe essere quello di migliorare il benessere del paziente, permettendogli di ferirsi in modo sicuro e controllato, tramite l’utilizzo della riduzione del danno, e non di aumentare la sua sofferenza prevenendo l’autolesionismo.

Item Type: Thesis (Bachelor)
Corso: UNSPECIFIED
Uncontrolled Keywords: Assisted self-harm, borderline, personality disorder, deliberate self-harm, safe self-harm, self-harm benefits, harm-reduction, harm-minimisation.
Subjects: Sanità
Divisions: Dipartimento economia aziendale, sanità e sociale > Bachelor in Cure infermieristiche
URI: http://tesi.supsi.ch/id/eprint/102

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